La grande tempesta by Bruno Vespa

La grande tempesta by Bruno Vespa

autore:Bruno Vespa [Vespa, Bruno]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2022-10-31T12:00:00+00:00


La resa tedesca? «Calunnie!» E invece…

A questo punto entra in gioco Carlo Silvestri, un giornalista socialista che si era avvicinato al fascismo della prima ora e se ne era dissociato violentemente nel 1924, dopo il delitto Matteotti. Tornò accanto a Mussolini vent’anni dopo, nel 1944, e fino alla sua morte lo intervistò per 150 ore, scoprendo che il Duce aveva condotto una sua personale inchiesta sull’assassinio del deputato socialista. Come ricorda Deakin nel suo libro, Silvestri ebbe il permesso di leggere quelle carte che lo convinsero dell’innocenza del Duce. Tra gli storici, soltanto Renzo De Felice riporta questo episodio. (Nel dopoguerra Silvestri testimoniò davanti alla Corte d’assise di Roma nel processo Matteotti, ma la sua deposizione fu ignorata. Alla corte dichiarò la sua inflessibile opposizione al fascismo, mai caduta, tanto che lo stesso Mussolini lo definì «antifascista».)

La sera del 22 aprile Mussolini consegnò a Silvestri una lettera in cui proponeva – a certe condizioni – la resa della Rsi alla componente socialista della Resistenza. L’offerta fu immediatamente respinta con un durissimo intervento di Sandro Pertini. Il Duce, evidentemente, aveva un quadro poco realistico della situazione, forse perché riteneva che i tedeschi avessero ancora un ruolo da svolgere, senza sapere che erano già passati dall’altra parte.

Il 23 aprile l’ex sottosegretario agli Esteri di Salò, Alberto Mellini Ponce de León, andò a trovare Rahn, che gli avrebbe «confidato un geloso segreto di cui non avrebbe dovuto parlare con nessuno, nemmeno col Duce». L’ambasciatore tedesco gli rivelò che le trattative con il generale Alexander stavano per andare in porto, e così si sarebbe evitato un massacro e salvato lo stesso Mussolini, utile per la comune, futura battaglia contro il bolscevismo. Mellini sentì al telefono il Duce, ma non gli disse nulla.

Al di là di Alexander, la vera trattativa per tentare un ordinato passaggio dei poteri si svolgeva nelle stanze discrete dell’arcivescovado milanese. Fin dal 3 aprile, Schuster aveva offerto la sua mediazione a Rahn, che fece chiedere a don Luigi Corbella, uno dei segretari del cardinale, di essere messo in contatto con il Cln per valutare i termini della resa. Con l’accordo degli Alleati, il rappresentante dei democristiani, Achille Marazza, aveva avuto i poteri per agire. Spulciando negli archivi militari nel tardo dopoguerra, Deakin riferisce di un appunto dei servizi segreti germanici, datato 15 aprile 1945, in cui si riferisce che Schuster avrebbe trasmesso a Wolff un piano in cui i tedeschi s’impegnavano a non difendere Milano, a non distruggere impianti, a non prendere ostaggi. Il cardinale avrebbe pensato a un appello pubblico per invitare i partigiani a non compiere azioni contro di loro durante la ritirata. L’appunto conclude precisando che tutto questo non avrebbe riguardato i fascisti. Ma il 22 aprile il Cln avvertì che intendeva rompere ogni rapporto con i tedeschi. Era dunque urgente che Wolff accelerasse i suoi movimenti in Svizzera.

La mattina del 24 aprile il generale tedesco fece comunicare al cardinale di essere pronto ad arrivare in curia appena fossero definite le ultime questioni con gli Alleati, ma gli



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